Juan D’Arienzo era un uomo molto riflessivo, ha scritto e detto molto della musica del tango, per questo ti propongo le sue interviste, alcune riflessioni e quello che gli artisti del tempo pensavano di lui.
Il pensiero sul tango di JUAN D’ARIENZO
“Penso che il tango sia soprattutto ritmo, nervo, forza e carattere. Il primo tango, quello della vecchia guardia, aveva tutto questo. Il nostro compito è di non perderlo mai, perché lo abbiamo dimenticato.
Il tango argentino è entrato in crisi alcuni anni fa.
Mettendo da parte la modestia, ho fatto tutto il possibile per farlo riapparire.
Secondo me, buona parte della colpa per il declino del tango sta nei cantanti.
C’è stato un tempo in cui un’orchestra di tango non era altro che un semplice pretesto per interpretare il cantante.
I giocatori, incluso il leader, non erano altro che accompagnatori di una stella piuttosto popolare. Per me, non può essere.
Il tango è anche musica, come è già stato detto.
Vorrei aggiungere che è essenzialmente musica. Di conseguenza, l’orchestra, che la suona, non può essere relegata in secondo piano per mettere in luce solo il cantante.
Al contrario, è per le orchestre e non per i cantanti.
La voce umana non è e non dovrebbe essere altro che uno strumento nell’orchestra.
Sacrificare tutto per il bene del cantante, per la stella, è un errore.
Ho reagito contro quell’errore che ha causato la crisi del tango e rimesso l’orchestra in primo piano e il cantante al suo posto.
Inoltre, ho cercato di salvare per il tango la sua forza maschile, che aveva perso in circostanze successive. In questo modo, nelle mie interpretazioni, ho ridato ritmo, nervo, forza e il carattere che lo distinguevano nel mondo della musica e che era andato perso per i motivi di cui sopra. Fortunatamente, quella crisi è stata temporanea e oggi il tango è di nuovo il nostro tango, con la vitalità dei suoi momenti migliori. Il mio orgoglio principale è di aver contribuito a quel rinascimento della nostra musica popolare.
Più tardi disse:
Nel 1937 c’erano signori registi nella formazione: Osvaldo Fresedo, Julio de Caro; ma il tango era completamente dimenticato. Poi ho suonato con un ritmo diverso ed è tornato nel posto che meritava.
Da un’intervista per la rivista Aquí Está, nel 1949:
Se i musicisti ritorneranno alla purezza dei due quarti, si ravviverà nuovamente il fervore per la nostra musica e, grazie ai moderni mezzi di diffusione, raggiungeremo un’importanza mondiale
Lui sapeva di essere il primo rivoluzionario del tango e quanto pesasse la sua persona, tanto che in un’intervista nel 1975 traspare tutta la sua consapevolezza.
Eccone un estratto:
I giovani mi amano. A loro piacciono i miei tanghi perché sono nervosi, ritmici. La gioventù è proprio questo, felicità e movimento. Se gli suonassi un tango melodico e non ritmato, sicuramente non gli piacerebbe, questo è quel che succederebbe. Oggigiorno ci sono buoni musicisti e grandi orchestre che pensano di suonare tango, ma non è così, se non hanno ritmica non c’è tango. Pensano di poter rendere popolare un nuovo stile, e magari vi riescono avendo un colpo di fortuna, ma io continuo a pensare che senza ritmo non c’è tango. Come professionisti li rispetto, ma quello che fanno non è tango. E se mi sbaglio vuol dire che sono più di cinquant’anni che mi sbaglio.
Quando nel 1936 salvai il tango dalla bancarotta, mille orchestre e mille locali fiorirono e si arricchirono con il ballo. Dovrebbero farmi un monumento in Plaza de Mayo.
Io ho il polso della gente, interpreto i loro sentimenti. Ed essere uno del popolo è molto difficile. Chiunque può essere famoso senza essere uno di loro. Identificarsi con i desideri della massa è molto complesso.
Il principale strumento della mia orchestra è il pianoforte. Lo considero insostituibile. Quando il mio pianista, Polito è malato, lo sostituisco con Jorge Dragone.
Se succede qualcosa a quest’ultimo, sono nei guai.
Quindi il quarto violino appare come un elemento essenziale. Deve suonare come una viola o un violoncello. Metto insieme il mio gruppo con piano, contrabbasso, cinque violini, cinque bandoneon e tre cantanti. Meno membri, mai. Avevo persino usato, per alcune registrazioni, fino a dieci violini.
Di se stesso e del suo stile disse:
“Quando dirigo mi trasformo. Mi lascio trasportare da quello che sento e trasmetto i miei sentimenti ai musicisti e al pubblico. E poi preferisco dirigere con le mani, sono più espressive.”
“Non pensare che questo sia solo per il pubblico: è usato da me come difesa. Lo uso bene. Uno sguardo implica un errore da parte di qualcuno, qualcosa che non viene suonato bene. Quando vedo un elemento libero o qualcuno è distratto lo incoraggio con entusiasmo”.
L’autore di www.tangoandchaos.org lo descrive magnificamente:
“Hai mai visto i vecchi nastri TV in bianco e nero di D’Arienzo davanti alla sua band? Ingoia, salta, ride in modo demoniaco, fa facce e impazzisce … fa sembrare Mick Jagger come il Principe Carlo con un bastone nel sedere. Si libra in prima fila di suonatori di bandoneon come un elfo pazzo, e puoi dire che li mette in imbarazzo. Il tipo di band sorride e si guarda l’un l’altro “Eccolo di nuovo. Perché non riesce a sistemarsi? “ Ho menzionato Mick Jagger, ma c’è una differenza, perché Mick si sta sforzando di apparire figo, ma D’Arienzo è uno sciocco e non riesce proprio a evitarlo. È completamente sciocco. Sa come appare, ma è così ubriaco dei suoi ritmi e dei clown che non c’è nient’altro che possa fare. Sta tremando come un cane alle vibrazioni della sua stessa musica.”
ANEDDOTI DELLA SUA VITA
E’ nel 1937 che viene soprannominato El Rey del Compas da Ángel Sánchez Carreño , alias Il Principe cubano , il capo del cabaret Chantecler . Lo dice per la prima in radio e da quel momento per tutti sarà El Rey del Compas.
Nel 1940 durante il Carnevale di Buenos Aires che Radio El Mundo trasmette in diretta l’orchestra di Juan suona di continuo. Un’occasione d’oro per l’orchestra che sarà poi considerata tra le 4 più importanti del paese. E’ una delle prime band a inserire la figura del Cantor Estribililsta ( ritornello ) .Il cantante uruguaiano Walter Cabral fu il primo che si esibì in questa versione con l’orchestra di Juan.
Nonostante la sua grande reputazione internazionale e le diverse richieste, D'Arienzo non si è mai esibito, se non in Uruguay.
Il motivo lo dice lui stesso:
“Una notte Carlitos Gardel mi disse: “Senti, Juancito, penso che morirò su un aereo”. Gli risposi: “Basta con queste sciocchezze, non dire cazzate”. Ma non era una sciocchezza. Lo previde. Per questo motivo non ho mai voluto salire su un aereo … Dopo quello che è successo a Gardel, ho paura dell’aereo!
Ci disse che l’imperatore Hirohito, che era un grande amante della musica del tango, gli aveva inviato attraverso l’ambasciata giapponese un assegno in bianco per sé e la sua orchestra per suonare in Giappone. Poiché rispose di no, a causa della sua paura di volare, l’Imperatore gli chiese di viaggiare in barca. Un viaggio che sarebbe durato 40 giorni, rifiutò di nuovo. Anche quando l’Imperatore comandò un sottomarino per questo, D’Arienzo rifiutò per timore che il Giappone entrasse in un’altra guerra.
Lo prendevano in giro
Probabilmente faceva saltare in nervi a qualcuno, ma non si può dire che la storia del tango dopo il 1935 l’ha fatta lui.
ASTOR PIAZZOLA DEFINI’ D’ARIENZO TERRIBILE, UNA BARBARIE , L’ANTIMUSICALITA’
È significativo l’aneddoto secondo il quale Anibal Troilo, trovando i suoi musicisti che, ascoltando D’Arienzo in una trasmissione radiofonica, ne irridevano l’ossessione di accentuare ogni battuta ed in generale lo stile poco espressivo, disse loro:
“Ridete, ridete pure, ma senza di lui nessuno di noi sarebbe qui a fare ciò che fa!”
Luis Adolfo Sierra, in The Evolution of Instrumental Tango , 1966, lo descrive così:
“E’ il fenomeno della resurrezione della danza del tango, Juan ha creato una modalità di interpretazione di uno stile: una marcatura rigida, tagliente, accelerata, movimento implacabile in contrasto allo “staccato” e ai silenzi, con frequenti passaggi di piano enfatizzati con forza nella mano destra, soggetto di una melodia o di una contro-melodia sulla stessa forma di esecuzione, tecnicamente semplice, ma arricchita da una notevole rappresentazione strumentale”
Insomma il tango come siamo abituati a sentirlo noi non ci sarebbe stato senza la rivoluzione di D’Arienzo.
Se è vero che il rinascimento del tango è legato in primo luogo a figure come Pugliese e Troilo, grazie a cui il tango smise di essere solo un ballo per avviarsi a diventare un vero e proprio genere musicale, è altrettanto vero che lo stimolo rappresentato da D’Arienzo per i suoi contemporanei e non solo è un merito da riconoscergli senza esitazioni. E gli viene infatti palpabilmente riconosciuto, in primo luogo dai ballerini di tutte le latitudini ogni volta che una sua tanda viene fatta risuonare nelle milonghe.
L’orchestra di Juan D’Arienzo, nelle sue numerose incarnazioni, registrò dal 1928 al 1975 – 47 anni incredibili!
Il cantor estribillista utilizzato nell’orchestra in ordine cronologico:
- Carlos Dante
- Rafael Cisca
- Walter Cabral
- Mario Landi
- Alberto Echagüe
- Alberto Reynal
- Carlos Casares
- Vicente ‘Tito’ Falivene (Héctor Mauré)
- Juan Carlos Lamas
- Armando Laborde
- Rodolfo Lemos
- Jorge Valdez
- Mario Bustos
- Horacio Palma
- Héctor Millán
- Osvaldo Ramos
- Libertad Lamarque
- Antonio Prieto
- Mercedes Serrano
Altri due brani a confronto
No Mientas, Orquesta Francisco Canaro, canta Ada Falcón, 1938
No Mientas, Orquesta Juan D’Arienzo, canta Alberto Echagüe, 1938
Altrettanto interessante è il confronto tra la forza di Paciencia e quella de “la voz sentimental de Buenos Aires” Agustin Magaldi Paciencia, Agustin Magaldi, 1938
Paciencia, Orquesta Juan D’Arienzo, canta Enrique Carbel, 1937
I PIANISTI
Il pezzo FORTE, se vuoi, dell’orchestra di D’Arienzo è il piano, perché è questo che ha dato il ritmo musicale unico.
È interessante notare che i pianisti nell’orchestra di D’Arienzo erano, in ordine cronologico:
- Vicente Gorrese
- Nicolás Vaccaro
- Juan Polito
- Luis Visca
- Juan Carlos Howard
- Alfonso Ramiro Lacueva
- Juancito Díaz
- Lidio Fasoli
- Rodolfo Biagi
- Carlos Giampetruzzi
- César Zignoli
- John Polito
- Jorge Dragone
- Fulvio Salamanca
- John Polito (di nuovo)
LE MIGLIORI COMPOSIZIONI
Tra le sue numerose composizioni, alcuni dei migliori titoli sono considerati i seguenti:
- Felicia
- Hotel Victoria
- Rodriguez Peña
- Derecho Viejo
- Don Juan
- El Entrerriano
- Rawson
- Nueve de Julio
- Chirusa
- Él Vino Triste
- Nada Más
- No Nos Veremos Nunca
- Ya lo Ves
- Remembranzas
FILMOGRAFIA
Juan D’Arienzo è stato coinvolto nei seguenti film, sia come attore che come compositore:
- Tango (1933)
- Melodías Porteñas (1937)
- Gente Bien (1939)
- Yo Quiero Ser Bataclana (1941)
- El Cantor Del Pueblo (1948)
- Otra Cosa Es Con Guitarra (1949)
- Alma De Bohemio (1949)
- Al compás De Tu Mentira (1950)
- La Voz De Mi Ciudad (1953)
- Una Ventana Al Éxito (1966)
- The Tango Lesson (1997)
DISCOGRAFIA
All’ultimo conteggio, c’erano oltre 1007 registrazioni di D’Arienzo e della sua orchestra! Un elenco esaustivo si trova nella discografia di Juan D’Arienzo.
È morto un mese dopo quella citazione ed è sepolto nel Cementerio de la Chacarita