juan parte seconda

La rivoluzione conservatrice di Juan D’Arienzo ( parte seconda)

Se ricordi, il suo debutto inizia con l’esibizione nella radio nazionale El Mundo dove trasmette per la prima volta La Década Del Cuarenta con la sua orchestra.

Da quel giorno, per i prossimi 20 anni, D’Arienzo detta legge sul tango costringendo molte orchestre a cambiare il loro stile considerato fuori tempo, soprattutto dai giovani.

E’ lui stesso a dire che centomila orchestre di tango e club di quartiere fiorirono grazie a lui.

IL SUO INTERPRETARE I SENTIMENTI LO RENDONO UNICO

Juan aveva gusto e sapeva capire in anticipo cosa voleva la gente. Sa che non è semplice interpretare il volere di tante persone, come puoi accontentarle tutte, eppure lui riesce nell’impresa e diventa il re indiscusso delle milonghe.

COSA AVEVA DI COSI’ SPECIALE IL SUO STILE?

Possiamo definirlo come il ponte tra il vecchio e il nuovo. E’ l’apripista per la decade d’oro anni ‘40 del tango.

Non sconvolse di tanto la tecnica, a fare la differenza fu il pianista Rodolfo Biagi, il suo ritmo è molto cadenzato, duro, 4 battiti in una battuta, quasi una marcia militare, utilissima per coprire le eventuali sbavature nella melodia.

Ma è il 1935 l’anno della svolta

Il suo amico, cantore celebre, nonché datore di lavoro Carlo Gardel morì in un incidente aereo a Medellin in Colombia e ci fu il rischio che tutto il tango morisse con lui.

L’antefatto della rivoluzione del tango

Negli anni ‘30 il tango si divideva in due parti nette: la guardia vieja rappresentato da Francisco Canaro e Roberto Firpo e la versione appunto rivoluzionaria della guardia nueva a cui faceva capo Julio De Caro e tutti i musicisti della sua scuola.

Entrambi stavano però facendo perdere interesse verso il tango, considerato troppo lento, fuori moda. La prima perché legata troppo alle origini, la seconda perché più incline all’ascolto che al ballo. Il cantante aveva preso un ruolo rilevante nell’orchestra, facendo perdere il mordente della musica, tanto che le milonghe erano sempre più vuote.

SENTITE QUESTO BRANO

Pa Que Pensas, Orquesta Juan D’Arienzo, canta Carlos Dante, 1928

IL NUOVO STILE NASCE IN MODO DEL TUTTO INASPETTATO

Nei locali di un tempo le orchestre suonavano per ultime quando le milonghe si svuotavano e restavano solo gli estimatori veri e i ballerini del tango.

Le orchestre arrivavano quindi quasi a fine serata e di solito iniziavano a suonare anche se il direttore non era arrivato. Così una sera, alla guida, si mise Rodolfo Biagi proponendo  La Puñalada. a ritmo battente, arricchendolo di abbellimenti del pianoforte che diventeranno con il tempo la sua firma stilistica.

Il pubblico andò in visibilio e reclamò lo stesso ritmo quando arrivò D’Arienzo alla direzione.

 La Puñalada

D’Arienzo terminò la serata conducendo a quel ritmo, capendo che quell’energia si era sprigionata nella gente che acclamava pezzo dopo pezzo questo nuovo stile di musica.

PROVA A SENTIRE LE DUE VERSIONI di: El Flete diretto da Francisco Canaro e dell’Orquesta D’Arienzo.


El Flete, Quinteto Pancho, direttore Francisco Canaro, 1939

El Flete, Orquesta Juan D’Arienzo, 1936

FU DA QUEL MOMENTO CHE L’ORCHESTRA DI JUAN D’ARIENZO DIVENNE LA PIU’ IMPORTANTE DEL PAESE E BALLERINI LO SEGUIVANO OVUNQUE.

Strumentazione ed arrangiamento al servizio del ritmo

Quel modo nuovo di suonare, che si fonda sull’accentuazione di tutti i quarti della battuta e la velocità del tempo di esecuzione, fanno la rivoluzione e il passaggio dal vecchio al nuovo della musica del tango.

UN ESEMPIO E’ PENSALO BIEN

Pensalo Bien, Orquesta Juan D’Arienzo, canta Alberto Echagüe, 1938

Lo stile di D’Arienzo è tutto in un rigido marcare, tagliare, accellerare, in un movimento incessante nel contrasto tra ‘staccato’ e silenzi, con rapidi passaggi di un pianoforte che enfatizza con la mano destra il soggetto o il tempo di una melodia, nella stessa forma esecutiva… tecnicamente semplice, ma impreziosita da una notevole capacità strumentale.

Eccone alcuni esempi:

Derecho y Viejo, Orquesta Juan D’Arienzo, 1939

Tango Brujo, Orquesta Juan D’Arienzo, canta Hector Maure, 1943


Yapeyu, Orquesta Juan D’Arienzo, 1951

Loca, Orquesta Juan D’Arienzo, 1955

Quejas De Bandoneón, Orquesta Juan D’Arienzo, 1963

Este Es El Rey, Orquesta Juan D’Arienzo, 1971

Tra gli esempi più celebri è bene segnalare le quattro versioni de la Cumparsita, le cui repentine interruzioni insieme alla proverbiale marcatura sferzante dei tempi rappresentano una vera sfida per i ballerini. 

La Cumparsita, Orquesta Juan D’Arienzo, 1951

È opportuno sottolineare ancora l’importanza che il pianoforte di Biagi ebbe in questa vicenda, tanto che nel 1938, quando il pianista formò la sua propria orchestra, D’Arienzo volle che il nuovo pianista, Fulvio Salamanca, replicasse lo stile di Biagi, come è evidente dalle registrazioni dell’epoca.

In un’intervista del 1975 il direttore affermava che:

“La base della mia orchestra è il piano. Lo credo irrimpiazzabile”.

Anche se con il tempo ebbe modo di ricredersi a partire dalla fine degli anni ’50. E’ vero il cantante nei primi anni della sua carriera era nel posto che meritava, D’Arienzo successivamente mise in primo piano l’interpretazione della voce, secondo un gusto che avrebbe portato il tango ad una crisi più profonda di quella dell’inizio degli anni ’30.

Nella terza e ultima parte leggerai i suoi pensieri, le sue interviste e tutto quello che dicevano e pensavano di lui amici e nemici, colleghi e critici del tango.

Alla prossima

Patrizia Gasparin

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