Il nostro terzo interprete e maestro compositore è Cayetano Di Sarli, meglio conosciuto come Carlos Di Sarli.
Cercherò di trarne i tratti salienti in modo tale che possiate conoscere anche lui.
Ti basti sapere che Aníbal Troilo, in più occasioni, parlò dell’orchestra di Carlos, definendola come la migliore nella storia del tango argentino, una definizione da tenere senz’altro in considerazione.
Classe 1903 nacque a Bahìa Blanca, una piccola provincia di Buenos Aires. Spinto dal fratello William, professore al Conservatorio, Carlos studiò musica fin da piccolo.
A soli 13 anni si esibiva in un locale per feste e formò subito il suo gruppo musicale con il fratello Roque.
La sua famiglia è piena di talenti, il fratello Nicolàs è un tenore e con lui il gruppo si sposta nella capitale esibendosi in molti locali.
In città le cose cambiano, inizia a fare tante conoscenze con artisti importanti e collabora con alcuni di loro, finché conosce Osvaldo Fresedo che lo mette alla direzione di una delle sue formazioni, inaugurando il Teatro Fénix del barrio Flores.
Ovviamente oltre che direttore occupa anche il posto di pianista.
Talentuoso e tra i più importanti nel mondo del tango dirige le proprie orchestre sempre seduto al pianoforte, incide i primi brani in questo periodo con la RCA Victor.
Siamo nel 1928 e la guerra tra orchestre era molto accesa, sicuramente non è facile emergere con la concorrenza del tempo.
Nel 1935 collabora con Juan Cambareri, nel 1937 integra il “Trío N°1” insieme al violinista Cayetano Puglisi e al bandoneonista Ciriaco Ortíz; lo stesso anno, successivamente, si unisce anche a Juan Canaro.
Nelle orchestre composte da Di Sarli passano eccellenti musicisti ed interpreti del tango, come i violinisti Roberto Guisado, Bernardo Weber, Simón Bajour, Elvino Vardaro, e Adolfo Péreze.
Tra le tante opere scritte da Di Sarli, vale la pena menzionare i tanghi “Bahía Blanca”, “Milonguero viejo” (dedicata al suo maestro Osvaldo Fresedo), “Nido gaucho”, “La capilla blanca”, “Porteño y bailarín” e “Verdemar”.
Carlos Di Sarli morì nella sua casa di Olivos, in provincia di Buenos Aires, il 12 gennaio 1960, all’età di 57 anni.
IL SUO STILE
Abbiamo visto come sono gli anni ’40 quelli che maggiormente definiscono la storia del tango.
In questo periodo si contano 600 orchestre tra Buenos Aires e Montevideo. Pensate quanto è importante rendere una composizione diversa e rivoluzionaria, le idee nuove vengono subito copiate e arrivare primi è sicuramente fondamentale per accaparrarsi locali e collaborazioni con i cantanti e musicisti più noti.
Più o meno facevano tutti la stessa musica, Carlos Di Sarli rappresentò un’eccezione in questo panorama.
Il suo suono restò inimitato e riconoscibile, nessuno riusciva a combinare la cadenza ritmica del tango con una struttura armonica ricca di sfumature e particolari.
Ecco i primi brani che consiglio di ascoltare
Maldita, 1931
Se è pur vero che Fresedo fu una figura probabilmente essenziale per il futuro del pianista, è bene considerarlo come un precursore di Di Sarli, ovvero un necessario passaggio per approdare ad uno stile che alfine si impose come esistente a sé stante e non riconducibile ad altro.
L’affermazione definitiva del suo stile avviene negli anni ’40, con grande spazio lasciato alla melodia dei violini, mentre il bandoneon è per lo più relegato alla sezione ritmica o al più al canto della melodia.
Cara Sucia, 1957
Tra i rarissimi assoli è da ricordare quello virtuosissimo del bandonéonista uruguaiano Federico Scorticati ne El Choclo.
El Choclo, 1957
Sebbene tra la fine degli anni trenta e l’inizio dei quaranta anche l’esecuzione di Di Sarli fu in parte influenzata dal darienzismo imperante, già a metà della decade lo stile trattenuto che lo ha reso famoso riprende il sopravvento, per non modificarsi più fino agli ultimi anni di attività.
Tuttavia il periodo caratterizzato con un tempo più velocizzato, che comunque non tocca nulla della struttura stilistica di Di Sarli, ci ha consegnato brani pregevolissimi, come Corazón, con la voce di Roberto Rufino.
A soprannominare Carlo di Sarli “El señor del Tango”, furono il popolo e i colleghi del maestro.
Veniva considerato un uomo elegante, di classe e questa caratteristica si riversava anche sulla musica.
Ecco cosa pensavano di lui gli artisti del suo tempo:
Alberto Podestá: “Para mí, fue lo más grande. Hacía un estilo muy difícil de interpretar. Un gran creador, admirado por todos los músicos. Yo no le permito a nadie que diga que es mufa*. Nunca canté con tanta gente, nunca tuve tanto éxito, nunca gané tanta plata como con él. Era un hombre muy dadivoso, era un señor.”
Ben Molar: “Con Di Sarli no sólo tuve una relación profesional como editor de algunos de los temas que tocaba; también fui su amigo y puedo dar fe, de todo corazón, de que además de gran compositor y gran pianista, era una gran persona.”
Luis Adolfo Sierra: “Acaso sean muchos los nombres fundamentales, que encierra la historia del tango. Pero es indudable que el de Carlos Di Sarli exige una inclusión irremisible dentro de la más escueta y restringida nómina que pudiera proponerse. Pianista, compositor y director de orquesta, llega a la meta de su postergada consagración (…) con una foja artística tan intensa como descollante.”
Per Horacio Ferrer, Carlos Di Sarli è “el milonguerismo hecho materia”.
Ho trovato un aneddoto della sua vita che potrebbe aiutarci a comprendere molto della sua personalità.
Di Sarli era sotto contratto per la RCA Víctor. Questa casa discografica decise di assumere un incaricato alle Registrazioni con il compito di ascoltare e segnalare qualsiasi errore nelle incisioni degli artisti.
Un giorno arrivò Di Sarli a registrare un tango.
Terminata l’esecuzione, Di Sarli chiese all’operatore di sala di fargli ascoltare il risultato dell’incisione.
Una volta fatto, si congedò soddisfatto.
Purtroppo però, l’incaricato delle Registrazioni non fu d’accordo con il maestro, per cui gli chiese di tornare in sala di registrazione per correggere la parte che, secondo lui, non era venuta bene.
Al che Di Sarli, notoriamente uomo di poca pazienza soprattutto nell’ascoltar sciocchezze, si infuriò e rispose all’Incaricato: “Chi è lei per correggermi?”.
Si generò una discussione violenta che terminò nel momento in cui Di Sarli disse ai suoi musicisti: “Andiamocene ragazzi, a questo tipo non piace il tango”.
Fu così che l’intera orchestra prese gli strumenti e se andò, non solo dallo studio, ma anche dalla RCA Victor, poiché il maestro rescisse il contratto con la casa discografica proprio a causa di questa discussione, per passare alla Philips.
*Il termine “mufa” indica una persona che porta sfortuna, uno iettatore.
Si dice che Di Sarli fu così soprannominato per via dei suoi occhiali scuri e dell’abito nero che usava indossare.
Secondo Ben Molar, questa nomea fu diffusa da Julio Jorge, il quale non voleva che si pronunciasse il nome di Carlos davanti a sé.
Ecco alcuni brani da ascoltare
Corazón, canta Roberto Rufino, 1939
Un aspetto di tutta evidenza è quello ritmico. Di Sarli adotta prevalentemente un ritmo che scandisce l’inizio e la metà della battuta, accentuando ed articolando assai spesso tutte le semicrome tra un quarto e l’altro, con lo staccato dei violini ed i bandoneones.
L’arrangiamento seguente di Comme il Faut mostra bene quest’ultima caratteristica della sonorità di Di sarli.
Comme il Faut, 1955
Il risultato di questo modo di scandire il ritmo è l’accentuazione di una sensazione di lentezza, che rende il sapore delle esecuzioni sempre piuttosto solenne.
In sintesi, è possibile dire che le varie formazioni orchestrali di Carlos Di Sarli sono invariabilmente adattate ad uno schema prestabilito, il cui interesse sonoro risiede in una gamma di sfumature molto precise e, nello stesso tempo, molto sottili.
Questo spettro di sfumature, nell’ambito di una pienezza armonica non comune, si precisa in studiatissime alternanze tra gli staccati ed i legati, tra i crescendo ed i pianissimo.
A La Gran Muñeca, 1954
Il colore inconfondibile del suono di Di Sarli è quindi legato da un lato ad una certa omogeneità della struttura strumentale, e dall’altro sicuramente alla sua inimitabile conduzione pianistica.
Il pianismo di Carlos Di Sarli
Si è già detto che nel suo schema orchestrale non esistono assoli strumentali.
La fila dei bandoneones suonano a tratti al melodia, per lo più conserva un ruolo prettamente ritmico e milonghero, solo il violino si stacca in maniera delicata in qualche sporadico assolo o controcanto.
L’effetto di questa sezione ritmica è quello di un raffinato suono a metà tra bandoneon e violino.
Un effetto estremamente adatto al tango ballato, come si può ascoltare nella bella interpretazione di9 puntos, esempio diamantino dello stile di Di Sarli, col suo ritmo trattenuto, il suono violino/bandoneon in funzione ritmica, il poderoso pianismo che tutto raccorda sui bassi ed articola tra i quarti con i suoni più acuti.
Ritratto in breve di un pianista di tango
Siamo alla terza e ultima parte, in questa sezione andremo a scoprire altre curiosità o aneddoti per conoscere ancora di più della sua vita.
Se ti è venuto il dubbio che il cognome fosse un po’ famigliare, hai avuto ragione a pensarlo. Suo padre, Miguel Di Sarli era proprio italiano. Carlos ebbe ben otto fratelli di madre diversa, però tutti molto talentuosi.
Del figlio Carlos il padre era preoccupato, a 13 anni girava per le province argentine suonando musica popolare, poco tango, amava divertire la gente nelle sale dei cinema, in particolare a La Pampa, dove Mario Manara, italiano come il papà, possedeva un cinema.
Purtroppo dopo un incidente molto grave Carlos perde quasi la vista, non diventa cieco, però dovrà portare gli occhiali neri per tutta la vita, ecco perché veniva soprannominato “la mufa”. ( vedi parte due )
Il suo primo tango lo compone a soli 16 anni, si chiama “Méditación” purtroppo non c’è traccia di questo brano perché non l’ha inciso.
A influenzare il suo stile sarà Osvaldo Fresedo al tempo il migliore imprenditore del tempo, gestiva 5 orchestre, una delle quali diede in seguito la direzione a Carlos.
Carlos Di Sarli crea, nel 1927, a solamente 24 anni, il proprio Sexteto.
Era composto da: César Ginzo e Tito Landó come bandonéon, José Pécora e David Abramsky come violini e Adolfo Kraus come contrabbassista e ovviamente Carlos al pianoforte.
Nel Dicembre del 1929, eccolo pronto per registrare i suoi primi due tanghi “Sexteto Di Sarli“, sotto l’etichetta del marchio RCA-Victor.
Nell’Agosto del 1931, registrò con la cantante Mercedes Carné, 22 canzoni dopo essere stato licenziato dalla RCA Victor.
In seguito il gruppo suonò con grande successo fino al 1934, periodo in cui Carlos Di Sarli andò in altre formazioni, poi partì per Rosario, provincia di Santa Fé, dove fece parte di un piccolo gruppo col bandoneonista Juan Cambareri.
Nel frattempo il Sexteto continuava a suonare senza Di Sarli ma mantenendo il suo nome, fino a che questa orchestra cambiò nome per chiamarsi Orquesta Novel, in seguito alle sue esibizioni nella confitería “Novelty.”
Nel 1935 Carlos Di Sarli fu invitato dai suoi vecchi musicisti a ri-suonare con loro , ma solamente per sostituire il pianista Ricardo Canataro che era malato.
Fece anche parte, per un certo periodo di tempo, dell’orchestra di D’Arienzo, sempre come pianista, per sostituire Luis Visca. (era il tempo in cui l’orchestra di Arienzo si chiamava “D’Arienzo-Visca.”)
Infine, ritornò con i suoi vecchi collaboratori per registrare, nel 1939 con la RCA e col cantante Roberto Rufino.
Fu allora, tra il 1939 e il 1960, il suo periodo orchestrale più conosciuto è con il cantante Roberto Rufino, Carlos Di Sarli proseguì la sua strada fino all’anno 1948.
I suoi cantanti.
Durante gli anni del sestetto, i suoi cantanti (in ordine cronologico) furono Santiago Devin (Cenzi), Ernesto Famá, Fernando Díaz, Antonio Rodríguez Lesende, Roberto Arrieta e Ignacio Murillo.
Con lo sviluppo dell’orchestra, a Murillo fece seguito Roberto Rufino, poi Antonio Rodríguez Lesende,
Agustín Volpe, Carlos Acuña, Alberto Podestà, quindi ancora Roberto Rufino, poi di nuovo Alberto Podestà,
Osvaldo Cabrera, Roberto Rufino per la terza volta, Alberto Podestà per un terza volta, Jorge Durán, Raúl
Rosales, Alberto Podestà per la quarta volta, Osvaldo Cordo, Oscar Serpa, Mario Pomar, ancora una volta Oscar Serpa, Argentino Ledesma, Rodolfo Galé, Roberto Florio, e, infine, Jorge Durán ancora e Horacio Casares.
L’orchestra di Di Sarli è un modello di tango classico, evidenziato da concezioni musicali di interessantissimo contenuto, che il suo direttore cercò sempre di superare.
Fu un continuatore di Fresedo al quale dedicò il tango “Milonguero viejo”.
Nella musica di Di Sarli non ci sono arrangiamenti né “variaciones” (per es. assoli di bandoneon) né armonizzazioni.
Semplicemente con ritmo, melodia ed espressione ha fatto del tango una “poesia della città”, degna di essere ascoltata e ballata.
Tra tutti i suoi brani ascoltiamo:
Bahia Blanca
TESTO DEL BRANO HASTA SIEMPRE AMOR IN SPAGNOLO E ITALIANO
PATRIZIA GASPARIN